Blocco di Internet
I crimini dovrebbero essere puniti e non nascosti
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European Digital Rights
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EUROPEAN DIGITAL RIGHTS (EDRI)
È una confederazione di 27 Associazioni per la difesa della PRIVACY e dei DIRITTI CIVILI DIGITALI di 17 PAESI
Opuscolo scritto da JOE MCNAMEE Coordinatore dei gruppi di pressione
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Indice
Introduzione e sintesi ……………………………………………………………………. 4
Lastrategia dell’UE in materia di abusi sui minori è debole e mal mirata ……… 5
Il problema è distorto dalle leggende …………………………………………………. 6
L’eliminazione al posto del blocco dei siti è l’unico approccio efficace …………. 7
La lista nera non sarà limitata ai siti di abuso ………………………………………. 7
Tentativi di blocco affrontano problemi di ieri ………………………………………. 8
L’accesso a materale bloccato non è “solo per esperti” ………………………….. 8
Gli Stati si nascondono dietro gesti vuoti ……………………………………………. 9
I principali esperti dicono “no” al blocco …………………………………………………… 10
I piani politici della Commissione sono incoerenti ……………………………………….. 11
La Commissione facilita l’azione illegale da parte degli Stati membri …………………12
La proposta abbandona i principi fondamentali di una migliore regolamentazione .. 12
Blocco attraverso l’autoregolamentazione – l’inizio della fine della Rete aperta …… 13
Caso di studio: Italia ………………………………………. …………………………………. 14
In cosa consiste il blocco?
Il blocco implica di lasciare online i siti web illegali semplicemente rendedone l’accesso
un po ‘più difficile. L’accesso è sempre comunque possibile, a prescindere
della tecnologia di blocco utilizzata.
Per contro, la cancellazione o lo smantellamento (take-down) di un sito illegale comporta la rimozione
dello stesso da Internet rendendone impossibile l’accesso.
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Introduzione e Sintesi
L’Unione europea sta esaminando una proposta per l’introduzione di filtri per il blocco dei siti web che pubblicano abusi su minori. L’ European Digital Rights sollecita il Parlamento e il Consiglio a ripensare questi piani. L’abuso infantile e la sua rappresentazione su Internet è un crimine terribile che a volte è di una gravità che è appena credibile. Questo deve essere trattato seriamente, con politiche basate su prove ed efficacia e non con reazioni politiche o istintive.
Dobbiamo evitare politiche che danno agli Stati membri la possibilità di adottare misure superficiali che abbiamo già visto sono state usate in sostituzione ad azioni reali. Le testimonianze dei paesi che hanno imposto i blocchi dimostrano definitivamente che questa politica venga assunta come sostituzione di azioni reali internazionali e non venga applicata come misura complementare.
La creazione di un sistema che limiti l’accesso alle informazioni comporta enormi rischi:
– Indebolisce la pressione politica sugli Stati membri per adottare reali, efficaci, azioni internazionali.
– Indebolisce la credibilità dell’UE quando si affrontano restrizioni in materia di comunicazioni in regimi repressivi.
– Causa “l’espansione strisciante della missione del progetto”, appena la pressione inevitabilmente cresce – in particolare in risposta a titoli sui media – per diffondere le misure di blocco in sempre più settori.
– Pone fine alla neutralità di Internet in quanto gli Internet Service Provider (ISP) sono costretti a investire in tecnologie in grado di discriminare in modo sempre più invasivo tra i diversi tipi di contenuti.
Non possiamo semplicemente lanciare una policy di blocco della Rete nella speranza che possa fare qualcosa di buono – deve essere dimostrato che i vantaggi superino i costi.
I lavori preparatori della Commissione non hanno trattato la questione con l’attenzione che merita:
– Perché non è stata presentata alcuna prova che dimostri che c’è un percettibile beneficio dei paesi che hanno già introdotto il blocco?
– Perché le notevoli preoccupazioni legali sollevate da recenti ricerche (1) indipendenti non sono state affrontate dalla Commissione?
– Perché non è stata effettuata alcuna ricerca dalla Commissione in merito alla dimensione e le cause profonde del problema dei siti illegali che vengono lasciati online?
1 http://www.aconite.com/blocking/study
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La strategia dell’UE in materia di abusi sui minori è debole e male indirizzata
Al fine di tutelare detrminati interessi economici, attività definite, estreme, sproporzionate e misure potenzialmente illegali sono state adottate per eliminare o punire attività non autorizzate.
Per la protezione dei bambini, l’approccio va agli estremi opposti – Le misure che sono state prese sono deboli e senza direzione. Tutti i nostri sforzi devono focalizzarsi ad assicurare che la polizia e la magistratura abbiano le risorse per rimuovere i siti di abusi sui minori, perseguire i criminali e identificare le vittime. Ogni altra azione rappresenta una distrazione controproducente.
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Il problema è distorto dai miti
“Il blocco di Internet funziona”
Non solo è possibile per gli utenti finali aggirare semplicemente il blocco, ma gli stessi criminali possono facilmente eluderlo. La hotline Canadese ha osservato tre un sito web muoversi 212 volte in 48 ore – l’introduzione del blocco incoraggerebbe la criminalità a creare sistemi con cui spostare i propri siti automaticamente quando rilevassero di essere stati aggiunti ad una lista di blocco.
“Gli oppositori dei blocchi credono che la pedofilia sia un problema di libertà di parola”
Nessuno ha mai suggerito che la pedofilia è un problema di libertà di parola o l’espressione di un’opinione. La limitazione della libertà di parola e della libertà nella comunicazione saranno inevitabilmente un danno collaterale della creazione delle infrastrutture necessarie per la censura di Internet.
“I siti sono in ‘Stati canaglia’ in cui la cooperazione è impossibile”
Il materiale in questione ha base quasi esclusivamente nei paesi occidentali con alti livelli di infrastrutture Internet. Anche se sembra che il loro problema venga ora affrontato, le hotline dell’UE hanno sempre detto che gli Stati Uniti ospitano la maggior parte del materiale illegale (4).
“Stiamo parlando di ‘pornografia infantile’ ma le leggi sulla libertà di parola impediscono un’efficace azione internazionale “
I più importanti di questi siti sono quelli che contengono scene di violenza e abuso sessuale contro i bambini. Questo è universalmente illegale. Siamo moralmente (e secondo il diritto internazionale legalmente) obbligati ad adottare tutte le possibili misure volte a garantire che i siti vengano eliminati, le vittime identificate e salvate, e i criminali coinvolti perseguiti.
“Non è forse meglio fare qualcosa?”
Ogni intervento legislativo ha costi per la società. In assenza di qualsiasi evidente beneficio derivante dal blocco, è una pratica sbagliata proporre misure di ampio respiro con costi notevoli in termini di “espansione strisciante” (l’inevitabile diffusione del blocco ad altri tipi di contenuti), “tecnologia strisciante” (l’inevitabile sviluppo di sempre più invasive tecnologie di blocco), danneggiando la reputazione dell’UE per la difesa della libertà di parola e rischiando di fornire un “sistema di preavviso” per i proprietari di siti illegali.
(3) http://www.cybertip.ca/app/en/research
(4) http://www.hotline.ie/annualreport/2008-analysis/trends.html
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L’eliminazione anzichè il blocco dei siti è l’unico approccio efficace
Affrontare il problema e non il sintomo
La maggior parte del materiali di pornografia infantile non è liberamente disponibile sui siti web. Altri metodi meno ovvi, come le reti peer-to-peer e le chat room sono più favorevoli per nascondere tale attività illegale. La criminalità organizzata chiaramente non sarà affrontabile con tecnologie e indagini deboli.
Veri esseri umani con risorse reali sono necessari per affrontare un crimine reale.
La cancellazione del materiale è possibile
Uno studio dell’Università di Cambridge (5) confrontando lo smantellamento dei siti finanziari di frodi e le pagine dei siti web di abusi su minori mostra che possiamo far di meglio.
Senza un’adeguata valutazione d’impatto che identifichi la procedura attuale i problemi legali e quale giurisdizione sia più problematica e perché, politiche efficaci vengono rese molto più difficili di quanto dovrebbero essere.
La lista nera non sarà limitata ai siti di abuso
Agli ISP Inglesi era stato promesso che le richieste del governo sarebbero state limitate a blocchi “volontari” di siti di pedofilia. Nel mese di aprile 2010, è stata approvata una legislazione che crea un quadro di riferimento per bloccare i siti web associati a reati civili relativi alla condivisione illegale di proprietà intellettuale.
Agli ISP Danesi era stato promesso che le richieste del governo si sarebbero limitate al blocco “volontario” di siti web di abusi sui minori. E’ seguita nei primi mesi del 2010, una proposta per dare agli ISP la responsabilità penale nel dare accesso a siti web di gioco d’azzardo .
Nel Frankfurter Allgemeine Zeitung il 13 Aprile 2010, il Commissario Malmström ha parlato di altri soggetti che potrebbero essere bloccati e tecnologie più invasive di blocco.
Le liste di blocco non possono essere pubblicate, ma non pubblicarle significa che una corretta trasparenza e garanzia sono virtualmente impossibili.
Lo sapevate che?
Nel febbraio 2010 una Risoluzione del Parlamento europeo ha “fortemente criticato” le società che forniscono le autorità iraniane con gli strumenti di censura? Il blocco del Web in Europa aumenterà il mercato di ricerca, sviluppo e vendita di tali strumenti.
(5) Nota Supra 2 Cfr.: http://www.cl.cam.ac.uk/~rnc1/takedown.pdf
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Tentativi di blocco per affrontare problemi di ieri
I dati delle hotline dell’UE mostrano che si propone il blocco per risolvere i problemi di ieri – esclusivamente i siti statici che ospitano materiale illegale. Le cifre dell’ Internet Watch Foundation inglese (6) mostrano che il numero di domini che ostano materiale illegale è diminuito di circa la metà negli ultimi quattro anni.
Il materiale sul Web è oggi sempre più ospitato su spazi Web gratuiti legittimi, siti di immagini o siti hackerati. Tali siti sono ovviamente desiderosi di rimuovere il materiale illegale il più velocemente possibile – rendendo il blocco irrilevante. L’uso improprio di legittimi siti di hosting di immagini per la diffusione di materiale illegale è cresciuto dallo 0% nel 2004 al 10% nel 2006 e del 40% nel 2009.
Attraverso la sua incapacità di identificare adeguatamente, nonchè affrontare, queste tendenze, la Commissione Europea propone una “soluzione” che è inadeguata e controproducente al fine di risolvere il problema come si presentava nel 2004.
La proposta tra l’altro non fa nulla per affrontare il problema più grande del traffico attraverso il peer to peer di immagini di abusi.
Il costo della creazione di questa infrastruttura di blocco, il costo dell’espansione strisciante, il costo delle tecnologie striscianti ed il costo umano di non spendere tali risorse per l’identificazione delle vittime vale il “beneficio” di affrontare una parte sempre più piccola del problema con una tecnologia inadeguata?
L’accesso a materiale bloccato non è “solo per esperti”
La Commissione europea e taluni gruppi di pressione hanno diffuso il mito che il blocco è così difficile da bypassare che solo chi è “motivato” o “esperto” potrebbe riuscire a farlo.
Esistono siti Web, come http://www.proxyforall.com o http://www.zend2.com, dove un utente può semplicemente inserire la pagina “bloccata” ed accedere immediatamente.
In alternativa, le persone che accedono a Internet usando tecnologie che migliorano la privacy (il cui sviluppo è finanziato dalla Commissione), rischiano di trovarsi accidentalmente escluse dal sistema di blocco.
Infine, è possibile ricercare uno dei molti video didattici on-line che spiegano in cinque minuti o meno come bypassare le apparecchiature del vostro Internet provider e quindi ogni blocco che ha installato.
(6) IWF relazioni annuali 2006 e 2009 (http://www.iwf.org.uk) e sito di news della BBC:
http://news.bbc.co.uk/2/hi/technology/10108720.stm
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Gli Stati si nascondono dietro gesti vuoti
Storicamente, gli Stati membri dell’UE hanno preferito fare “rumore” sulla protezione dei bambini piuttosto che reali azioni internazionali. I ripetuti fallimenti nel rispetto di accordi internazionali che richiedevano azioni per gli abusi sui minori mostrano i pericoli di consentire agli Stati membri di nascondersi dietro le politiche di blocco.
1990 Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e 2000 Protocollo Opzionale sulla pornografia infantile.
Articolo 34: “Prendere tutte le opportune misure nazionali, bilaterali e multilaterali per prevenire lo sfruttamento dei bambini nella prostituzione o altri illecite pratiche sessuali. ”
1996 Dichiarazione di Stoccolma
“Azioni concertate sono necessarie a livello locale, nazionale, regionale e internazionale per porre fine al fenomeno “.
1999: Convenzione ILO sulle peggiori forme di lavoro minorile
“Ogni membro […] adotterà misure efficaci e limitate nel tempo per fornire l’assistenza diretta necessaria ed appropriata per la rimozione dei bambini dalle forme peggiori di lavoro minorile”.
2000 Protocollo opzionale delle Nazioni Unite sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile
I 22 Stati membri dell’unione europea che hanno ratificato questo protocollo sono tenuti ad “adottare tutte le misure necessarie per rafforzare la cooperazione internazionale multilaterale, accordi regionali e bilaterali per la prevenzione, rilevazione, indagine, persecuzione e punizione dei responsabili di atti connessi alla vendita di bambini, prostituzione infantile, pornografia infantile “.
2001 Impegno globale Yokohama
“Ribadiamo, come nostra primaria attenzione […] rafforzare le azioni contro la prostituzione minorile, pornografia minorile e tratta di minori a fini sessuali, comprendendo le agende nazionali e internazionali “.
Il tempo per prendere efficaci, proporzionate e durevoli azioni è ora. Agli Stati non deve essere data un’altro non-azione-spot dietro cui nascondersi.
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I principali esperti dicono “no” al blocco
“Il blocco dei siti web ha un limitato impatto a lungo termine sulla distribuzione”.
Grant Agreement firmato dalla Commissione europea e dalla Coalizione Finanziaria Europea contro la pornografia infantile (gennaio 2010)
“Le nostre misure di blocco sono, purtroppo, non adatte a portare una riduzione alla pornografia sul web. “
Björn Sellström, Capo del gruppo svedese di Indagine della Polizia sulla pornografia e gli abusi infantili
“Il primo ministro svedese Fredrik Reinfeldt dice di aver sottolineato i meriti di un accesso a Internet senza censura in un incontro con il vice presidente cinese Xi Jinping. Reinfeldt ha detto di aver discusso dei diritti umani, della democrazia e della libertà di espressione ‘ed ho in particolare sottolineato … il valore di Internet in questo contesto’.”
Business Week (30 marzo 2010)
“Tecnicamente, è difficile. legalmente, è problematico. Soprattutto, esso rappresenta una minaccia reale per il trasferimento gratuito di informazioni ed è in conflitto con i principi democratici di base.”
Cormac Callanan, co-autore della relazione del Consiglio d’Europa sulla cooperazione tra i fornitori di servizi Internet e le autorità di polizia
“Secondo la Corte ECtHR, la ‘necessità’, ai sensi dell’articolo 10 (2) implica l’esistenza di un ‘pressanti esigenze sociali’ […] che siano indubbiamente più difficili da soddisfare dei necessari test per i contenuti di Internet, in quanto gli utenti raramente incontrano casualmente contenuti illeciti “.
Relazione del Rappresentante OSCE per la libertà dei mezzi di informazione in Turchia e la censura di Internet
“Il blocco è chiaramente sproporzionato, quando l’infrastruttura implementerà tale misura essa si diffonderà in altre tecnologie e argomenti del tutto estranei alle immagini di abusi sui minori. “
Christian Bahls, Presidente dell’Associazione Vittime di un abuso contro il blocco di Internet
Lo sapevate?
Sul suo blog, il Commissario Malmström ha accusato gli Stati Uniti di lasciare i siti di abuso su minori online per oltre un anno in alcuni casi. Se questo è vero, la mancanza di un efficace impegno con gli Stati Uniti su questo tema significa che tutti gli Stati membri dell’Unione europea non sono riusciti a rispettare i loro obblighi ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo di attuare positive azioni internazionali per garantire la protezione dell’infanzia.
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I piani politici della Commissione sono incoerenti
Perché non sono state richieste consulenze esterne?
Perché la relazione introduttiva della proposta di direttiva spiegava che non vi era “alcun bisogno di consultare esperti esterni”, mentre la Commissione sta pagando per esperti esterni in materia di policy (inclusa la fattibilità di blocco) per l’uso terroristico di Internet?
Perché le informazioni interne della Commissione non sono pubbliche?
La Commissione europea impone alle hotline i fondi per fornire dati statistici riguardanti le relazioni che riceve. Questa informazione avrebbe potuto essere utilizzato per dimostrare l’impatto del blocco. Perché, dopo aver pagamento per tali statistiche, la Commissione le nasconde?
Perché dare agli Stati membri una cortina di fumo, se non ci si può fidare di loro?
La valutazione di impatto della Commissione sulla proposta di direttiva sullo sfruttamento dei minori dice, in sostanza, che non ci si può fidare degli Stati membri riguardo all’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla protezione dei bambini dallo sfruttamento e dagli abusi sessuali. Perché, allora, consentire agli Stati di nascondere la loro inattività proprio mettendo l’accento sul blocco piuttosto che adottare misure reali?
Che cosa in specificatamente il blocco dovrebbe ottenere?
La Commissione afferma che il blocco limiterà l’accesso accidentale a siti di materiale illecito. Dove sono le prove che questo è il problema più importante tanto che le risorse debbano essere spese per il blocco piuttosto che, ad esempio, per l’identificazione delle vittime?
A che cosa la Commissione europea ha attributo il suo fallimento totale sulla cooperazione internazionale?
Come è stato possibile sia per l’UE che per i singoli Stati membri ottenere così poco per così tanto tempo, con ben poco miglioramento da sperare, tanto che il blocco venga visto come l’unica opzione?
Lo sapevate?
Il blocco è un approccio – non una tecnologia. Come le tecnologie cambieranno, le implicazioni di blocco obbligatorio cambieranno senza alcun intervento democratico, indipendentemente dal fatto che le ultime innovazioni rispettino i diritti sulla privacy o umani.
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La Commissione facilita l’azione illegale degli Stati membri
Quando la Commissione ha lanciato la sua proposta iniziale, le misure di blocco avrebbero richiesto leggi per essere introdotte negli Stati membri. Ciò era necessario per essere in conformità con l’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo – “l’esercizio di tali libertà possono essere […] sottoposte alle formalità […] che sono stabilite dalla legge “.
Questa esigenza di una base giuridica è stata confermata nell’altrimenti piuttosto vuota valutazione d’impatto. “Tali misure devono infatti essere soggette alla legge, o sono illegali. ”
In sede di Consiglio, gli Stati membri come il Regno Unito, che già hanno un blocco “volontario”, si opposero a questa misura in quanto non volevano introdurre una normativa.
Di conseguenza, la Commissione europea ha modificato la sua proposta di richiedere semplicemente “misure” da adottare per portare invece il blocco – così da evitare l’opposizione dei paesi che effettuano il blocco senza un base giuridica.
E ‘chiaramente inopportuno che la Commissione attivamente, consapevolmente e deliberatamente modifichi la propria proposta per la sola ragione di facilitare una attività che si ritiene sia in violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.[i]
La proposta abbandona i principi di base per una migliore regolamentazione
Secondo la Commissione europea, l’obiettivo di una “valutazione d’impatto” è di “aiutare a strutturare e sviluppare le politiche. Essa individua e valuta il problema in questione e gli obiettivi perseguiti “.[i](7)
La “valutazione d’impatto” della Commissione non riguarda le limitazioni delle attuali tecnologie di blocco, le implicazioni delle possibili future tecnologie di blocco, i pericoli per la società del blocco inevitabile di siti innocenti, l’impatto della probabile diffusione del blocco ad altri tipi di contenuto, la natura dei problemi che portano i siti web criminali a restare on-line per lunghi periodi, il possibile impatto di misure meno intrusive né l’impatto del blocco dei paesi in cui è stata imposto.
7 http://ec.europa.eu/governance/better_regu…n/impact_en.htm
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Blocco come autoregolamentazione – l’inizio della fine di un Internet aperta
La proposta della Commissione europea è stata modificata prima della pubblicazione per garantire che il blocco tramite “autoregolamentazione” fosse possibile.
Questo “approccio di autoregolamentazione” è parte di una strategia molto più ampia di utilizzo degli Internet Service Provider (ISP) come polizia di Internet, in modo meno prevedibile, meno democratico e più pervasivo di regolamentazione intrapresa dallo Stato. Alcune iniziative in corso comprendono:
– Il progetto di Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA) suggerisce di limitare la tutela giuridica da responsabilità degli ISP a meno che una non specificata “policy” sia poste in atto dagli ISP (8).
– Il Consiglio dell’Unione europea, nella sua risoluzione sul rispetto del IPR chiede che “la Commissione, gli Stati membri e le parti interessate proseguano il dialogo in corso per giungere alla determinazione di accordi sulle misure pratiche volontarie. “(9)
– Le discussioni sul blocco di Internet tra gli Stati membri sono riferite al propendere per le misure di “auto-regolamentazione” piuttosto che avere una base giuridica, come previsto dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
– Il dialogo della Commissione europea, sulla “notifica e rimozione” di contenuti illegali e il “dialogo delle parti interessate sull’illegale upload/download ” mirano a realizzare attività di polizia extra-giudiziale da parte dei fornitori di Internet.
– L’ISP inglese Virgin Media ha dichiarato che inizierà una sorveglianza su larga scala dei suoi clienti, mentre l’ISP irlandese Eircom si è impegnata a portare entrambe le politiche dei “tre colpi” e del blocco di siti web in risposta alle accuse di violazione di proprietà intellettuale.
Lo sapevate?
I criminali saranno in grado di verificare se i loro siti sono su liste di blocco e passare ad altre località automaticamente, se necessario. Di conseguenza, il rischio di blocco diventare un utile strumento per proteggere le attività criminali, piuttosto che una misura efficace per combattere la criminalità informatica.
8 http://blog.die-linke.de/digitalelinke/wp-…ads/674b-09.pdf
9 http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_…intm/113098.pdf
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Caso di studio: Italia
In Italia, il blocco è effettuato per diversi scopi, da parte di diversi organismi con e senza le protezioni richieste dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato (AAMS)
L’Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato Italiana ha elaborato una lista nera di circa 1.750 siti web che forniscono diversi servizi di gioco d’azzardo. Questa lista è pubblica e gli ISP sono tenuti per legge a bloccare tutti questi siti.
Polizia italiana
Basandosi sulla lista di blocco segreta internazionale CIRCAMP, la polizia italiana ha aggiunto altri siti senza intervento giudiziario. Questo ha portato ad un elenco complessivo compresa tra 600 e 900 siti che si sostiene contengano immagini di abusi sui minori.
I fornitori di servizio Internet sono obbligati per legge per bloccare tutti questi siti.
Magistratura
Anche le Ordinanze delle Corti di Giustizia sono utilizzate per aggiungere alla lista dei siti da bloccare da parte degli ISP Italiani. I Siti bloccati includono un sito anti-mafia (accadeinsicilia.net (10) per essere una “pubblicazione di stampa non autorizzata”, un’organizzazione di consumatori, per diffamazione (aduc.it), un sito di pubblicazione online gratuita per facilitare la prostituzione (Bakeca.it) ed un sito di condivisione di file (thepiratebay.com).
Altri tipi di contenuto bloccato
I siti che favoriscono l’acquisto di sigarette all’estero, un sito web contenente informazioni sull’uso degli steroidi, un sito web dell’università coreana, per motivi che non sono immediatamente evidenti, e un sito web gay sono stati aggiunti alle liste di blocco.
Espansione strisciante
I prossimi passi per limitare il diritto alla comunicazione in Italia comprendono il Pecorella-Costa disegno di legge per imporre gli obblighi della stampa ai siti web ordinari, la legge Carlucci (scritta da lobby dell’audiovisivo) per vietare l’anonimato online, la legge Alfano, che istituisce un “diritto di replica” a chi sostiene che i propri interessi sono stati compromessi da un blog, la legge Pisanu per l’accesso (con identificazione personale) a tutte le connessioni Internet anche tramite WiFi, ecc
(10)Non più online.
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