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La finanza Etica delle Banche Islamiche

Posted in Informazioni Nazionali by yanfry on 14 marzo 2009

islamic_bankSi è tenuto a Genova il 6 marzo presso la Facoltà di Economia un convegno/incontro sul tema dell’integrazione e della finanza islamica.

Le Banche Islamiche stanno mietendo successi in molte realtà europee (a Londra ne sono nate 6 in pochi anni, il Senato francese ha ospitato due tavole rotonde per discutere come far giocare al Paese un ruolo più dinamico nella finanza islamica, a Francoforte, il prossimo 4 e 5 novembre, si svolgerà il primo “Forum immobiliare e di finanza islamica”, la Munich Re, colosso tedesco delle assicurazioni, ha annunciato l’obiettivo di controllare entro 5 anni il 20% del mercato globale delle assicurazioni islamiche) e addirittura in Italia è previsto il 27 e 28 ottobre a Roma, organizzato dall’Associazione bancaria italiana, un Forum internazionale sui mercati finanziari del Golfo e sulla finanza islamica (con la partecipazione del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia e il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso) ed il motivo di tutto ciò non è difficile da capire (sebbene risulti incredibile):
Mentre nel resto del mondo la crisi ha colpito tutti gli istituti di credito Occidentali, le Banche Islamiche sono cresciute anche in questo periodo (e non poco) al punto che le ultime stime gli accreditano la gestione da 750 a 1000 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuo dell’attività bancaria del 15/20% (Finance Briefing: Islamic Finance and Tenets Explained  in ‘Financial Times’ del 2 Novembre 2008)

I principi

Ma andiamo per ordine, precisiamo innanzitutto che la finanza islamica (la quale si sviluppa su di un’insieme di strumenti basati sull’etica del Corano) ha come principi cardine:

  • divieto del pagamento di interessi (riba),
  • divieto di investire in attività che comportino irragionevole incertezza ed ambiguità (gharar),
  • divieto di speculazione (maisir)
  • divieto di investire in attività economiche proibite dal Corano, quali armi, pornografia o gioco d´azzardo (haram).

Il primo principio vieta l’applicazione di qualsiasi tasso d’interesse, quindi la banca vive sui costi di servizio; inoltre gli istituti fanno operazioni di vendita con i soldi depositati dai cliente, acquistando beni per poi rivenderli a prezzi più alti il cui utile, islamicamente lecito, sarà depositato sul conto dei risparmiatori.
Come dicevamo i numeri sono impressionanti: il mercato delle obbligazioni islamiche, dette sukuk ha toccato gli 80 miliardi di dollari. I fondi islamici sono già 500 e nel 2010 si prevede sfonderanno quota mille. Le assicurazioni islamiche, dette takaful, raccolgono investimenti per 2 miliardi di dollari, capitale destinato a raddoppiare entro il 2010.

Punti di forza

Se andiamo più a fondo capiamo quali siano i punti di forza che hanno portato in breve tempo (queste banche nascono nei primi anni 70) a questi livelli:
la finanza islamica si alimenta della marea di dollari dovuta alla vendita del greggio dei Paesi del Golfo, liquidità che crea la necessità di investimenti che generino rendimenti;
il secondo punto di forza è la forte immigrazione in america ed in europa di migliaia di Magrebini, Turchi, Pakistani e nord-africani che spesso aprono attività imprenditoriali alimentando le economie dei Paesi d’origine con continue rimesse;
ultimo punto la coerenza islamica sui precetti morali applicati all’economia dato che non può esistere per loro una finanza laica priva delle radici dell’Islam, (nelle banche c’è persino un luogo dedicato alla preghiera e tutti gli accordi o contratti devono essere approvati dallo sharia board) e questo porta a selezionare le società su cui investire, escludendo quelle coinvolte in attività non accettabili o troppo indebitate ed il vantaggio per i risparmiatori dato che gli indici islamici non comprendono titoli finanziari convenzionali rimanendo immuni da crisi come quella attuale.

Una banca etica

A tutti gli effetti parliamo di una banca molto più “etica” di quelle occidentali (vabbè ci vuole poco) dove ad esempio gli interessi sui mutui sono volatili, mentre le banche islamiche concordano un prezzo al momento dell’acquisto dell’immobile e quello resta; se si diviene insolventi non si rischia di perdere la casa o di subire interventi da parte degli istituti di recupero crediti, perchè i principi Islamici impongono che si faccia di tutto prima di arrivare a far perdere l’immobile, aspettando il più a lungo possibile ed in alcuni casi aiutando a trovare un lavoro a chi lo ha perso e non ha più i soldi per ripagarsi la casa.

Il Mudaraba per fare un altro esempio è un tipo di finanziamento che permette anche a chi ha poche risorse economiche o non le ha del tutto, di usare i soldi delle banche per far fruttare un’idea o il proprio istinto imprenditoriale: è la banca che mette a disposizione il denaro, mentre il contraente, detto mudarib, si fa carico del progetto. I guadagni sono (in percentuale) per entrambi mentre le perdite economiche sono a carico dell’istituto.
Se il mudarib fallisce una volta non è segnato per sempre, perchè un comportamento etico e  corretto durante l’attività e un nuovo progetto interessante da proporre permette di ricominciare daccapo.
A forte vocazione sociale è invece il qard al-hasan, i prestiti per le persone bisognose che non richiedono il pagamento di interessi di nessun tipo, ma solo la restituzione della somma (solitamente esigua) e i suoi costi di gestione.

Chiaramente queste banche non si sono ancora viste nel nostro paese, sia per un problema di ignoranza sull’argomento, sia per problemi – risolvibili sia chiaro – di tipo normativo (ad esempio, la finanza islamica non permette di accendere un mutuo con interesse, ma fa comprare la casa alla banca per poi farla affittare al cliente ad un prezzo che comprende il costo del denaro, fino a quando, corrisposto il pagamento, la casa viene “regalata” al cliente; le banche sono di fatto possessori della casa e perciò meno attente alla solvibilità del cliente, andando ad minare uno dei pilastri del sistema creditizio italiano) e fiscale (sempre relativamente all’esempio della casa, il doppio passaggio di proprietà porta le parti a pagare due volte l’ imposta di registro, la prima quando la banca compra la casa e la seconda quando la dà al cliente) sia per un problema culturale, dato che l’Islam in italia viene visto solo come un violento sistema di leggi e le banche islamiche come le banche dei terroristi, oltre che per la resistenza della gran parte degli istituti di credito nostrani che le vedono come un troppo temibile concorrente 😉

Chiudo lasciandovi il link ad una breve storia della finanza islamica, postato sul sito Nonsoloprestiti.com e a seguire i link delle fonti a cui ho attinto per preparare questo post.

ilsecoloxix, altraeconomia.it, mediterraneaonline.eu, repubblica.it, nonsoloprestiti.com

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