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L’industria Disografica ‘uccisa’ dal suo suicida modello di business non dal File Sharing

Posted in Informazioni Nazionali, Internet&Copyright, Politica&Società by yanfry on 7 Maggio 2010

Sì, probabilmente siete stanchi di sentir parlare di un altro studio che ha scoperto che gli infami file sharer, che l’industria dell’intrattenimento è così appassionata a multare o addirittura arrestare sono, infatti, i suoi più grandi consumatori, ma è esattamente questo quello che vi sto scrivendo in questo post.

Questo nuovo studio olandese segnalato da Ars Technica è stato condotto dal professor Nico van Eijk dell’Università di Amsterdam che ha scoperto (come se fosse ancora necessario) che “non c’è alcun chiaro rapporto” tra le perdite subite dal settore in termini di vendite e il fenomeno del file sharing.

Inoltre, van Eijk sottolinea che il declino delle vendite è stato una diretta conseguenza del mancato adattamento dell’industria discografica all’era digitale (tonnellate di articoli sul web e anche su P2PON sono stati dedicati al tema).

Il fatturato realizzato nel settore della musica registrata è in calo, ma solo una parte di questo calo può essere attribuito al file sharing. Per contro, solo una piccola frazione dei contenuti scambiati attraverso le reti di scambio file va a discapito del fatturato dell’industria. Questo rende il complesso effetti benefici del file sharing fortemente positivo“.

Lo studio è supportato da dati rilevanti – van Eijk sottolinea che, mentre la Svezia ha guadagnato la reputazione di un nido di pirati, quando diamo uno sguardo a ricavi generati dalla musica registrata, dai concerti dal vivo e dalle società di gestione collettiva si può facilmente notare che nessuna differenza significativa si è verificato tra il 2000 e il 2008.

Così, da un lato abbiamo un incredibilmente rapido progresso tecnologico che ha avuto anche, naturalmente, un profondo impatto sociale (entrambe correlati), e d’altra parte, abbiamo l’industria dell’intrattenimento che rifiuta di reinventare il proprio modello di business e concentra i propri sforzi unicamente sul far causa ai file sharers, sull’applicazione di enormemente impopolari soluzioni di DRM e sul fissare prezzi alti che hanno solo ottenuto di allontanare i clienti dai loro prodotti (o, almeno, dall’acquistarli).

E così l’industria dell’intrattenimento dovrà lavorare attivamente per l’innovazione su tutti i fronti. Nuovi modelli che vale la pena sviluppare, per esempio, sono quelli che cercano di ottenere una diversificazione commerciale o che adattano l’offerta e siano più vicini ai bisogni dell’utente finale. In un tale contesto, criminalizzare gran parte della popolazione non ha alcun senso. Il rafforzamento dovrebbe concentrarsi sulla grande distribuzione e/o sull’implementazione di attività commerciali. Introdure nuove misure di protezione non sembra la strada giusta da percorrere “, conclude van Eijk.

Fonte: http://www.p2pon.com/2010/05/05/record-ind…t-file-sharing/
Traduzione a cura di Scambioetico.

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