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Peter Sunde, fondatore di The Pirate Bay: “La prigione è un po’ come il copyright”

Posted in Informazioni Nazionali, Internet&Copyright, Politica&Società by yanfry on 10 settembre 2014

È un giorno d’estate in una delle zone turistiche più popolari della Svezia ma non sono qui per godermi il sole. Sto per andare in prigione.

Västervik Norra, una prigione di media sicurezza per 255 detenuti sulla sponda orientale della Svezia, non è un luogo accogliente, piuttosto in contrasto con l’ambiente circostante. La sala d’attesa è in parte decorata con un paio di giocattoli di plastica. Io sono uno dei soli tre “visitatori” quel giorno. La maggior parte dei detenuti qui sta scontando la propria pena per crimini violenti, rapimenti e simili.

Il prigioniero che sto per incontrare qui è Peter Sunde. Il suo crimine? “Assistere nella violazione del copyright”. Ha contribuito a costruire e gestire The Pirate Bay, che facilita la condivisione di file. Per undici anni, l’industria dell’intrattenimento ha cercato di farcela nella sua impresa più difficile, quella di chiudere il sito, estremamente popolare, senza successo. Le loro uniche vittorie sono state simboliche. In alcuni Paesi, tra cui l’Italia (ndR), i fornitori hanno iniziato a bloccare il sito ma poiché tali blocchi sono stati facilmente eludibili dal primo giorno non hanno poi fatto più nulla per frenare la popolarità di The Pirate Bay.

Sto per vedere un’altra loro vittoria simbolica: un giovane innovatore dietro le sbarre. I fondatori di altre piattaforme di file sharing come Napster o Kazaa sono stati lodati per la loro ingegnosità e sono ora imprenditori celebrati. Peter, invece, ha dovuto interrompere il lavoro sulle sue start-up di successo, come il servizio di micropagamenti Flattr e il sistema di messaggistica crittografata Heml.is, per scontare la pena in prigione.

Peter Sunde

Non è stato facile incontrare Peter: inizialmente, la sua richiesta per l’approvazione della mia visita è stata respinta, in quanto sono state approvate le richieste di altri amici che cercano di prestargli assistenza. È stato solo quando ha letto i regolamenti e ha presentato una denuncia – sottolineando il mio status di rappresentante eletto del Parlamento europeo – che la mia visita è stata approvata.

«Se non insisti costantemente per i tuoi diritti, te li negheranno»

Quando siamo finalmente faccia a faccia, sorseggiando il caffè solubile in una piccola stanza, mi dice che questo è la norma in carcere: “Se non insisti costantemente per i tuoi diritti, te li negheranno”. Egli racconta di come abbia dovuto ricordare alle guardie che non era loro permessa l’apertura della posta riservata che riceve dai giornalisti, così come il suo presunto diritto all’istruzione o alla professione durante il suo periodo di detenzione in pratica consista in un libro di spagnolo per principianti.

“La prigione è un po’ come il copyright”, fa notare Peter: in entrambe le aree, vi è mancanza di trasparenza e le persone che detengono il potere approfittano del fatto che la persona media non presta molta attenzione alla questione. Ciò apre la porta agli abusi e alla corruzione. Poche persone si sentono direttamente interessate da tali sistemi, anche se un sacco di utenti di Internet commettono violazioni di copyright, molti non si rendono nemmeno conto che stanno violando le leggi e non ne subiscono ripercussioni. Quindi è difficile chiedere alla politica tradizionale di risolvere anche le ingiustizie più palesi che questi sistemi producono. Gli chiedo se la sua prigionia ha cambiato le sue idee politiche. “Le ha confermate”, risponde lui. “Prima sapevo che il sistema era rotto ma ora so fino a che punto.”

«Prima sapevo che il sistema era rotto ma ora so fino a che punto.»

Questa visita di due ore rappresenta la prima volta che mi capita di incontrare Peter lontano dalla tastiera. Ci siamo scritti via e-mail un bel po’ durante la campagna elettorale per il Parlamento europeo, in cui noi due rappresentavamo il Partito Pirata in diversi Paesi. Le nostre conversazioni coprivano i nostri numerosi interessi politici comuni, dalla riforma del copyright ai diritti degli animali e al diritto di asilo. È stato proprio durante il mio trasloco a Bruxelles per iniziare il mio mandato nel Parlamento europeo che ho appreso dell’arresto di Peter.

“La cosa peggiore è la noia”. Lui mi racconta della sua routine quotidiana: “Per colazione ho yogurt di soia e muesli, che mi è stato recentemente dato il permesso di acquistare con il mio denaro, dato che il carcere non offre alcun cibo vegan”. Questo è seguito da un’ora di esercizio – camminare intorno al cortile in cerchio – e talvolta la possibilità di giocare a ping-pong o visitare la biblioteca del carcere nel pomeriggio, prima che Peter rimanga bloccato nella sua cella per la notte. L’unica altra distrazione deriva dalle decine di lettere che Peter riceve ogni giorno. Non tutti i libri che i suoi amici e sostenitori inviano gli arrivano – sono prima sottoposti a screening per “contenuti non appropriati”. Altri articoli che arrivano via posta, come caramelle vegan, non gli saranno consegnati prima della sua liberazione “ma almeno il carcere è obbligato a catalogare ogni singola cosa che mi mandanoe questo li fa incazzare”, dice Peter con un occhiolino.

«Ci saranno per ora circa 10 000 Pirate Bay!»

Mentre la sua notorietà deriva in gran parte dal suo ruolo nella fondazione di The Pirate Bay, Peter è stato critico sullo sviluppo della piattaforma per molto tempo e ha dedicato le sue energie ad altri progetti. “Ci dovrebbero essere 10.000 Pirate Bay da adesso!”, esclama. “Internet è stato costruito come una rete decentrata ma per ironia della sorte la centralizzazione è sempre più incoraggiata. Dato che The Pirate Bay è stata attiva per 11 anni, quasi tutti gli altri siti Torrent hanno iniziato ad affidarsi su di essa come una spina dorsale. Abbiamo fatto un singolo errore e lo sviluppo della tecnologia del file sharing è rimasto bloccato”.

Agli occhi di Peter, The Pirate Bay ha fatto il suo corso e si è trasformato in una società commerciale che ha poco a che fare con i valori sui cui è stata fondata. Al giorno d’oggi, le battaglie più importanti per un Internet aperto si svolgono altrove – dice, notando che la tendenza verso la centralizzazione non si limita alla condivisione dei file. Facebook da solo si è trasformato in una piccola versione di internet stile giardino recintato, in cui un sacco di utenti sono contenuti e non hanno accesso a una rete più ampia. Allo stesso tempo, servizi come Google e Wikipedia stanno lavorando ad accordi di distribuzione che rendono i loro siti disponibili per le persone che non hanno accesso a un Internet reale.

Un passo per contrastare questa tendenza verso la centralizzazione potrebbe essere la portabilità dei dati, il diritto di portare via i propri dati personali da un servizio come Facebook e portarli con sé a un concorrente. Il diritto alla portabilità dei dati è parte della normativa europea proposta sulla protezione dei dati, che è attualmente bloccata in negoziati tra gli Stati membri dell’UE. “Avere la portabilità dei dati sarebbe un grande passo avanti”, dice Peter, “ma non è abbastanza. La portabilità non ha senso senza la concorrenza. Come attivisti e imprenditori, abbiamo bisogno di sfidare i monopoli. Abbiamo bisogno di costruire una rete sociale pirata che è interoperabile con Facebook. O costruire dei competitori per piccoli monopoli prima che vengano acquistati dai grandi giocatori in campo. L’attivismo politico nei parlamenti, che il Partito Pirata persegue, è importante, ma deve essere combinato con perturbazioni economiche”.

«Gli effetti delle decisioni che prendiamo oggi possono essere drammatici.»

“Internet non cambierà radicalmente nei prossimi due anni, ma nel lungo termine. Gli effetti delle decisioni che prendiamo oggi possono essere drammatici”, riassume Peter. Secondo lui, stabilire la neutralità della rete, in particolare sulle reti mobili, sarà una delle battaglie cruciali. Internet può essere nato come uno spazio non commerciale, ma attualmente è interamente governata dal business e senza la neutralità della rete, le grandi aziende potranno rafforzare i monopoli e soffocare l’innovazione. Un pushback sarà necessario dalle piccole imprese e dalla società civile – ma quei gruppi si sforzano per essere ascoltati nei dibattiti politici e spesso mancano le risorse finanziarie per gli sforzi di lobbaggio su larga scala.

Anche se Peter è visibilmente influenzato dalla sua prigionia e parla della lotta contro la depressione, non ha smesso di fare progetti per il futuro. “Le cose saranno più facili una volta che sarò fuori di qui. Sono stato latitante per due anni e difficilmente potevo andare a conferenze o avrei dovuto presentarmi senza preavviso. “Una volta che la sua condanna a otto mesi sarà giunta al termine, Peter vuole tornare all’attivismo. Quando chiedo dei suoi prossimi progetti, inizia sorridendo e mi dice di avere pazienza. “Tutto quello che posso dire ora è che sono pieno di idee e che uno dei miei obiettivi principali sarà quello di sviluppare metodi etici di finanziare l’attivismo.

«Spesso c’è bisogno di soldi per il cambiamento. Ma la maggior parte dei modi di ottenerlo richiedono un compromesso con i vostri ideali. Possiamo fare di meglio.»

Le due ore con Peter sono passate più velocemente di quanto mi aspettassi. Ben presto una guardia bussa alla porta e – dopo frettolosi addii – gli uscieri mi riportarono alla sala d’attesa, dove il mio telefono e gli altri miei beni mi vengono restituiti. Peter sta ora sperando che la sua condanna al carcere venga trasformata in arresti domiciliari, i quali permerebbero a lui di vedere suo padre, gravemente malato, e passare meno tempo in isolamento. La sceltà dipenderà in gran parte dal fatto che lo Stato svedese continui o meno a vedere un attivista di condivisione file come una seria minaccia al pubblico. In una società in cui la maggioranza dei giovani abitualmente violano il copyright semplicemente condividendo cultura, questa visione sembra del tutto insostenibile.

Scrivi a Peter:
Peter Sunde, Box 248, 59323 Västervik, Svezia

Note

Questo articolo è stato pubblicato inizialmente da Julia Reda, unica parlamentare del Partito Pirata tedesco, sul suo sito personale e pubblicato sotto licenza CC0. L’immagine di copertina è tratta dalla SHARE Conference e pubblicata sotto licenza CC-BY-SA 2.0, l’immagine di Sunde è tratta dal kit per la stampa del film TPB-AFK e pubblicata sotto licenza CC-BY 3.0. La traduzione è ad opera del GdL Traduzioni del Partito Pirata italiano.